Chiesa di San Nicola - Scheggino

La chiesa di San Nicola o Nicolò, patrono della città, sorge in pieno centro storico, presso Scheggino e la sua costruzione va fatta risalire al XII secolo. Il titolo ed il culto verso San Nicola di Mira fu portato dall’oriente dagli eremiti siriani, ed il primo oratorio dovette essere paleocristiano. Esso fu ingrandito in stile romanico nel XII secolo con l’estendersi fino al fiume delle mura castellane.

Nel 1210 la chiesa dipendeva dai benedettini di Sassovivo, divenne pieve nel 1446. Fu ampliata e restaurata nella forma attuale dalla corporazione dei maestri muratori lombardi tra il 1509-1521. L’ingresso della chiesa è preceduto da un ampio portico. “Lascia ogni preoccupazione se entri per pregare” si legge sull’architrave.

L’interno, a tre navate, presenta nell’abside affreschi attribuibili alla cerchia di Giovanni detto Lo Spagna, un’Incoronazione di Maria tra Santi e un Presepio. L’incoronazione della Vergine è stato fatto su imitazione della chiesa madre di Spoleto ( Duomo ), da cui Scheggino era affiliata poiché entrambi Guelfe e proprio per questo che ha dovuto subire assalti ripetuti dai comuni limitrofi, tra cui S.Anatolia e Vallo di Nera che erano convintamente Ghibellini.

L’affresco eseguito nell’abside dallo Spagna, di suo pugno, è completo nei tre specchi in basso, incompleto e abbozzato nella parte alta, infatti l’artista si ammalò poco dopo aver completato l’opera nella parte bassa ed aver abbozzato l’incoronazione della Vergine nella parte alta. La malattia lo portò alla morte e il dipinto fu “finito“ dai suoi allievi i quali usarono tra l’altro anche colori diversi e di composizione chimica diversa, infatti si nota ad occhio la differenza fra le parti, raffinate in basso con colori brillanti e paesaggi umbri dipinti con dovizia di particolari caratterizzati dai tratti del maestro e colori sbiaditi e immagini poco definite nella parte alta. Nel primo quadro in basso a sinistra , raffigurante “La Natività” lo Spagna si è autoritratto nella figura del pastore orante con mantello bianco e sottoveste marrone a capo scoperto, è una delle poche immagini dell’artista.

Altare di S. Francesco di Assisi

Questo altare del sec. XVII raffigura Gesù Crocifisso tra S. Francesco dì Assisi e S. Carlo Borromeo, vestito da cardinale, un santo assai venerato nei nostri territori in quanto simbolo della Controriforma seguita al Concilio di Trento. L’altare è chiamato anche l’altare del Perdono, dato che presso quest’altare può essere lucrata anche l’indulgenza della Porziuncola, ottenuta da S. Francesco per la piccola chiesa posta all’interno di S. Maria degli Angeli. Infatti una lapide, posta sul lato sinistro del medesimo altare, ricorda che il Papa Pio VII ha concesso in perpetuo di poter lucrare tale indulgenza presso questo altare.

Tale possibilità fu concessa in quanto moltissimi pellegrini provenienti dall’Abruzzo spesso non riuscivano a raggiungere S. Maria degli Angeli e l’indulgenza fu estesa a diverse chiese poste lungo il cammino, dove i pellegrini esausti si potevano fermare. La festa del Perdono di Assisi è ancora oggi una delle più frequentate della parrocchia.

Altare di S. Giovanni Evangelista

La cappella ebbe origine da un evento prodigioso che indusse gli abitanti di Scheggino a fissare anche una festa di precetto per il giorno 6 maggio, data della felice ricorrenza. Nel corso del sec. XVI, mentre alcuni operai addetti alla mola dell’olio di proprietà comunale erano intenti a schiacciare le olive, la grossa macina di pietra in moto uscì dal perno e, passando in mezzo agli operai, non arrecò danni, fermandosi ritta poco distante.

Il Comune per voto fece costruire una cappella dedicata al santo e chiamò a decorarla il pittore di Spoleto Don Piermatteo Piergigli che la terminò nel 1585, ma la stessa venne poco tempo dopo abbattuta durante i lavori di ampliamento della chiesa, eseguiti tra la fine del sec. XVI e l’inizio del successivo, e fu poi ricostruita in fondo alla navata di destra nel 1632.

Per questa cappella, circa dieci anni più tardi, venne dipinta a Roma una grande tela, dal famoso pittore del Palazzo Apostolico Guidobaldo Abbatini, originario di Città di Castello, ma attivo a Roma nella prima metà del sec. XVII, grazie all’intermediazione di Mons. Fausto Poli, potente prelato della corte di Urbano VIII, originario di Usigni di Poggiodomo e protettore di Scheggino, dove possedeva una villa spesso abitata da suo nipote Sisinio.

Occorsero ben tre anni per trattative, accordi, conteziosi e ritocchi al quadro, che finalmente giunse in sede il 30 ottobre 1644, grazie al trasporto effettuato dal mulattiere Andrea, che faceva tale servizio tra la capitale ed i nostri paesi della Valnerina.

A spese dello stesso Comune fu realizzata nel 1669 questa cappella detta di S. Giovanni ante portam latinam , per indicare il luogo dove si svolse il martirio, una mostra lignea intagliata e dorata a cura del maestro Carlo Lattanzi di Giappiedi di Cascia. Il bel quadro raffigura in alto la Madonna in gloria seduta tra le nuvole col Bambino che tiene in mano lo scapolare, al centro S. Giovanni Evangelista immerso in un caldaio di olio bollente, che ricorda il martirio subito a Roma, da dove uscì però indenne, tra i SS. Rocco e Sebastiano. sotto inginocchiati i SS. Giacomo e Silvestro papa, antico patrono di Scheggino.

Sull’altare compare lo stemma del comune di Scheggino, mentre ai lati della cappella due lapidi dipinte ricordano una venerata immagine della Madonna ivi presente e la tomba del parroco Domenico Antonio Amici morto nel 1771.

Quadro della Sacra Famiglia

La composizione raffigura la Madonna seduta su una panca, che gioca con Gesù bambino, mentre da dietro si affaccia San Giuseppe, si tratta di un affresco staccato e collocato solo successivamente lungo la parete della navata sinistra. Tale affresco era un tempo collocato all’interno del palazzo comunale, probabilmente su una delle pareti della sala consiliare, che si trovava all’ingresso del paese, di fronte al ponte sul Nera ed abbattuto all’inizio del secolo XX in quanto i sottostanti portici erano diventati impraticabili per l’innalzamento del livello stradale dovuto alle continue alluvioni.

Il distacco dell’affresco e il successivo ricovero in chiesa si deve alla solerzia dell’allora parroco D. Pietro De Angelis, che fine conoscitore di storia e di arte non volle che tale opera andasse distrutta insieme con l’edificio stesso.

La realizzazione di tale affresco si deve al pittore spoletino Don Piermatteo Piergili che lo realizzò nel 1558 e nell’anno successivo ne rilascia la relativa quietanza insieme ai lavori effettuati nella cappella di San Giovanni Evangelista e lo stemma papale raffigurato nel Borgo. Ai lati della data in numeri romani troviamo anche la lettera DG che probabilmente sono riferite al committente o al vicario Comunale che in quel momento esercitava la carica.

Aneddoto storico

Proprio in merito all’appartenenza Guelfa della città, si ricorda che il 23 luglio 1623 mentre gli uomini erano in montagna intenti nei lavori dei boschi e nella mietitura, Scheggino fu assediata da una spedizione punitiva organizzata da S.Anatolia, Vallo di Nera ed altri comuni limitrofi e la difesa fu sostenuta unicamente dalle donne che si scagliarono contro gli aggressori con qualsiasi mezzo e lanciando oltre alle pietre anche le pentole, ma ciò fu sufficiente a respingere gli attacchi degli assedianti salvando il paese. Tale ricorrenza è ricordata attraverso una festa che si celebra appunto il 23 luglio di ogni anno.

Fonte: http://www.iluoghidelsilenzio.it/chiesa-di-san-nicola-scheggino/