Museo dei ciarlatani

Il termine Cerretano, nell’accezione di questuante e venditore d’indulgenze, significa propriamente: “di Cerreto”. A Cerreto di Spoleto, l’arte della questua fu forse appresa dai pellegrini, essendo tale località posta lungo uno degli itinerari di visita di importanti santuari cristiani. Poi, i cerretani affinarono la loro arte di questuanti a Spoleto nel XIV secolo, a servizio della locale organizzazione ospedaliera, che per quell’epoca era all’avanguardia. Il termine ciarlatano è poi divenuto anche sinonimo di “saltimbanco”, in quanto tali personaggi, per attirare l’attenzione, spesso salivano su sgabelli di legno che si portavano dietro, in modo da richiamare il pubblico e vendere le loro mercanzie.
Il Museo del Ciarlatano, antenna dell’Ecomuseo della Dorsale Appenninica Umbra, trova la sua sede nel Complesso di San Nicola, un ex insediamento monastico agostiniano, di origine romanica, recentemente restaurato.Il Museo del Ciarlatano si propone di illustrare la figura del ciarlatano e di documentare le manifestazioni del teatro popolare e degli spettacoli di strada, con rielaborazioni e riproposizioni.
 
Nel vocabolario della Crusca del 1612 venivano descritti come "Coloro che per le piazze spacciano unguenti, o altre medicine, cavano i denti o fanno giochi di mano che oggi più comunemente dicesi Ciarlatani,...da Cerreto, paese dell`Umbria da cui soleva in antico venir siffatta gente, la quale con varie finzioni andava facendo denaro". L`associazione di questo termine agli abitanti di Cerreto di Spoleto è attestato in lingua italiana fin dai primi anni del Cinquecento ed ha conosciuto una tale fortuna da migrare in tutta Europa.

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Cerreto di Spoleto
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